Far parte del Comitato di Redazione del Commercialista Veneto, me lo avevano detto tutti il giorno della mia nomina, presenta una serie impareggiabile di vantaggi e benefici che compensano ampiamente le lunghe trasferte, le telefonate ai colleghi per sollecitare qualche articolo, le ore a rileggere gli articoli per accertarci che non vi siano errori di battitura e il conseguente rimbrotto severo ma giusto del Direttore!
Uno di questi benefici è di poter affiancare al comitato di redazione qualche escursione cittadina nel luogo che ci ospita alla ricerca di qualche meraviglia di cui il territorio del Trivento abbonda.
Il recente comitato di redazione tenutosi a Padova ci ha quindi permesso di strappare due orette alla routine del nostro lavoro e di assaporare una piccola ma suggestiva mostra di pittura tenutasi presso Palazzo Zabarella nella Fondazione Bano ed avente a tema “Gauguin e gli impressionisti. Capolavori dalla Fondazione Ordrupgaard”.
Tale mostra ha fatto tappa a Padova, dopo un lungo peregrinare per varie città europee a seguito del restauro del palazzo in Danimarca dove ha la sua sede naturale, ed è la raccolta di quadri di artisti operanti in Francia tra la metà dell’Ottocento e i primi del Novecento raccolti dal finanziere e filantropo Wilhelm Hansen e donati dalla sua vedova allo stato Danese affinché non andassero dispersi dopo la sua morte.
Accompagnati da una preparata guida e dotati di appositi auricolari (che per la verità ci facevano sembrare più ad un check up gratuito della Amplifon che ad una mostra di pittura) ci siamo quindi addentrati nelle varie sale che componevano l’esposizione scoprendo i segreti che rendono questa collezione una delle più interessanti sull’impressionismo. Da un lato infatti il signor Hansen ha sapientemente collezionato i dipinti in modo quasi didascalico, partendo dai prodromi dell’impressionismo i cui primi sentori si avvertono già nella pittura en plen air della metà dell’ottocento di Corot e Coubert, famosi per i loro dipinti a tema naturalistico e con personaggi della letteratura e della mitologia, per arrivare alla scuola de barbizon di Duprè e Sisley, per approdare a Pizarro, a Monet, Manet e ovviamente Gauguin per arrivare al post impressionismo di Cézanne e Degas.
Potendo toccare quasi con mano l’evoluzione pittorica di questa corrente espressiva, abbiamo potuto ammirare l’evoluzione dell’uso del colore, la tecnica della pennellata ora intensa e profonda, ora lieve e tratteggiata a dare al paesaggio o ai fiumi e mari tratteggiati quasi una vita propria, il sottile gioco delle proporzioni con l’accortezza di nascondere nel quadro un dettaglio piccolissimo per dare l’idea della vastità della natura e il ricorrere di temi cari a quegli artisti: la natura incontaminata, il lento scorrere dei fiumi, la vitale modernità delle città francesi, sempre sospese tra caffè e pergolati all’aperto e sovrastate da ciminiere e fabbriche, emblema di una economia che faceva passi da gigante.
Da segnalare, cosa tutt’altro che scontata per quei tempi, anche una importante presenza “rosa” di pittrici come Berthe Morisot, musa prima di pittori impressionisti e artista a sua volta, che denotano una particolare sensibilità del signor Hansen e di una serie di quadri aventi a tema l’emancipazione della donna, raffigurata per la prima volta “fuori” dal focolare domestico, segno di una evoluzione dei tempi che poi troverà la sua massima espressione nella belle epoque che già faceva capolino ai primi del Novecento assieme al movimento delle suffragette inglesi e al modernismo del Novecento.
Sempre contraddistinti dal gioviale buon umore dei redattori che non lesinavano battute sul simbolismo coniugale di una coppia di cervi in fuga dai cacciatori e sull’apparente età dei soggetti femminili ritratti da Gauguin, siamo in un battibaleno arrivati alla fine di questo bellissimo percorso artistico.
Dopo esserci quindi rinfrancati con tali bellezze ci siamo sentiti pronti per tuffarci a capofitto nei nostri doveri di redattori invertendo, per una volta, il noto adagio prima il dovere e poi il piacere. Non possiamo quindi che consigliare chi possa di fare una visita a questa bellissima mostra sino a che rimane a Padova o, trascorrendo un periodo di riposo e vacanze in Danimarca, presso la Odrupgaard di Coopenhagen.
Da IL COMMERCIALISTA VENETO – NUMERO 246 / 2018 – p. 14