Il 13 Giugno 2017, tra lo sgomento e la rabbia dei Colleghi e dei nostri massimi rappresentanti, presso la sala Nassirya del Senato, si è tenuta una conferenza stampa dal titolo “La rinuncia dei redditi, come resistere alla pressione fiscale” del creatore del sistema Escapologia Fiscale, affiancato dai due parlamentari Capezzone e Di Biagio.
In buona sostanza questo imprenditore, poiché egli stesso precisa di non avere nulla che fare con le libere professioni e la nostra in particolare, è andato al Senato della Repubblica a spiegare come, grazie a questi suoi 59 consigli, i contribuenti possano ridurre in modo lecito le imposte che vanno a pagare ogni anno.
Il semplice fatto che, in un clima arroventato di rapporti tra contribuenti e fisco, un imprenditore sia accolto in una delle massime Istituzioni Italiane a spiegare come si possa alleggerire il carico delle imposte mentre negli uffici della Amministrazione Finanziaria ogni giorno i contribuenti ricevono un trattamento a dir poco ostile già di per se rende questa vicenda paradossale.
In ogni caso la vicenda mediatica, portata alla ribalta anche da un servizio televisivo della nota trasmissione “Le Iene”, ha riportato in auge un fenomeno in realtà molto più datato che è quello della consulenza sul risparmio fiscale ossia quella parte della consulenza tributaria che mira, in modo ora lecito e legittimo ora illecito ed illegittimo a ridurre il carico tributario che grava sul contribuente.
Quale sia il limite per un consulente che si occupi di tributi sull’indirizzare il contribuente a porre in essere scelte che possono ridurre il suo carico tributario in modo del tutto lecito adottando, giusto per fare un esempio, un regime agevolativo per la sua partita IVA, ovvero un regime di tassazione più vantaggioso per i canoni di locazione che percepisce oppure all’opposto a indirizzarlo a comportamenti illeciti che sforino nella elusione fiscale o nella evasione vera e propria non è facile a dirsi.
Il limite è molto sottile e spesso passare da una consulenza tributaria che faccia risparmiare le imposte in modo lecito a una invece che preveda un illecito risparmio è questione di millimetri.
Le domande a questo punto sorgono spontanee. Come può un imprenditore basare un suo business, apparentemente lucroso a giudicare dall’esterno, sul fornire consigli su come ridurre l’impatto delle tasse? Come è possibile che la Amministrazione Finanziaria non censuri comportamenti del genere ed anzi dia una platea di massima visibilità come una sala del Senato? Come è possibile che imprenditori e professionisti vengano attirati su questi siti che promettono ricette miracolose per risparmiare sulla pretesa erariale? E soprattutto che impatto ha e avrà questo fenomeno sulla nostra professione?
L’attuale sistema tributario
Il vigente sistema tributario è innanzitutto un terreno fertile per comportamenti elusivi o evasivi delle imposte. Una delle nozioni più lapalissiane che sfugge al legislatore fiscale è che questa selva di norme tributarie spesso contraddittorie tra loro ben lungi dal garantire una pretesa tributaria certa e sicura, ingenerano anzi una serie di situazioni dubbie e confuse nelle quali il contribuente, a volte in buona fede a volte meno, sceglie di volta in volta quale comportamento adottare al fine di minimizzare il proprio carico fiscale.
Se a queste considerazioni aggiungiamo una pressione fiscale elevatissima, una gestione della spesa pubblica fuori controllo, la presenza di un labirinto di imposte che spesso si sovrappongono e si duplicano, senza contare imposte che i contribuenti trovano particolarmente odiose, pensiamo al bollo auto o al canone Rai, possiamo subito renderci conto che il terreno per comportamenti oltre il limite della legalità siano sempre più frequenti.
Anche il fatto che la consulenza tributaria non sia esclusivo appannaggio di un ordine professionale, il quale con la propria attività di monitoraggio degli iscritti, con i suoi aspetti anche sanzionatori ma soprattutto deontologici, fa si che della consulenza tributaria e fiscale si possano occupare una serie di figure economiche non sempre regolamentate come gli ordini professionali con tutti i rischi per il sistema che questo comporta.
In questo dedalo di imposte, di adempimenti, di consulenti e di operatori economici non è infrequente trovare imprenditori che o per avidità o per necessità incontrino “esperti” che promettono loro soluzioni al limite del miracoloso per alleggerire il carico fiscale.
Escapologia Fiscale
In questo panorama si è affacciato l’imprenditore che, tramite libri, videoconferenze sui principali social media, congressi ed altro, ha dato vita a questa attività veicolata tra gli altri dal sito internet Escapologia Fiscale. La prima cosa che fa storcere il naso a noi tecnici del settore delle imposte è la parola stessa escapologia, termine di derivazione anglosassone (dal termine escape ossia sfuggire) coniato per la prima volta dal mago dell’illusionismo Harry Houdinì per indicare la sua strabiliante capacità di sfuggire a catene, manette, lucchetti e quant’altro. In che cosa consta questa attività? E soprattutto a che cosa deve la sua popolarità quasi virale tra gli internauti/contribuenti?
L’attività di questo sito, e di altri simili ovviamente, non è la consulenza tributaria e fiscale. Tutti questi operatori specificano chiaramente che non fanno consulenza fiscale, che non si occupano di adempimenti tributari e che il contribuente per i propri adempimenti deve rivolgersi ad altri. Questi siti guadagnano dalla vendita di materiale audio e video, dalla vendita di stampati e libri e ovviamente dalla “visibilità” che hanno questi siti on line, che a loro volta si convertono in introiti per chi li organizza.
Questo dettaglio non è di poco conto per due ovvie ragioni. La prima è che questi siti non si assumono nessuna responsabilità per i consigli che forniscono.
Sono il contribuente ed il suo consulente fiscale che materialmente predispongono la dichiarazione dei redditi e scelgono o meno di dedurre alcuni costi che poi dovranno fare i conti con l’amministrazione finanziaria. Ben diversa è la consulenza fornita da un Dottore Commercialista ed Esperto Contabile il quale, laddove mal consigli il suo cliente ne risponde direttamente ed ha anche l’obbligo di avere una polizza R.C. professionale.
La seconda è che questi siti non guadagnano sulla base della bontà dei loro “consigli” ma anche solo dalla curiosità di imprenditori e professionisti che vanno a sbirciare sulle pagine on line e i quali, che poi applichino o meno quanto viene loro spiegato su questi siti, li fanno comunque guadagnare in termini di visualizzazioni, download e similia, dando loro comunque dei ricavi. E come mai questi siti hanno questa popolarità altissima? Presto detto. Quale contribuente non sogna di sentirsi dire che esiste un modo legale per portare il proprio carico fiscale ad un livello accettabile?
Quale contribuente non sogna di sentirsi dire che il frutto del proprio lavoro non gli verrà tolto di mano dopo averlo cosi duramente sudato? Diciamoci la verità: nessuno.
Se a questo uniamo un linguaggio semplice ed accattivante, una moltitudine di social media dove approvvigionarsi di queste ghiotte notizie, il fatto che questo materiale abbia dei costi accessibili, il fatto che internet abbia reso un po’ tutti dei mezzi esperti di qualsiasi materia, capiamo subito il perché della popolarità esplosiva di questi siti.
Analfabetismo funzionale
Un altro elemento a favore del proliferare di questi siti (e di molti altri peraltro) è l’analfabetismo funzionale. Questo fenomeno colpisce in Italia, secondo una ricerca condotta dallo Human Development Report, il 47% delle persone con una età tra i 16 ed i 65 anni.
Che cosa è esattamente l’analfabestismo funzionale? L’Unesco nel 1984 lo ha definito come: “…la condizione di una persona incapace di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità.”
In parole povere mentre l’analfabeta è un soggetto che non è capace di leggere e scrivere, l’analfabeta funzionale è capace di leggere un testo ma non di comprenderne il significato. Questa condizione, laddove implichi comportamenti scorretti in tema di sanità pubblica, di diffusione di notizie non vere ed altro ha dei costi sociali altissimi.
Uno degli esempi più noti di analfabetismo funzionale è stato portato anni fa alla ribalta dalla famosa Beffa del Monossido di Idrogeno. Un americano, tale Craig Jackson, ha raccolto via Internet centinaia di migliaia di firme per la messa al bando del pericolosissimo Monossido di Idrogeno, sostenendo che tale sostanza è presente nei tessuti cancerosi, che è alla base della produzione dell’energia atomica, che è letale se inalata, che provoca ustioni allo stato gassoso, che riduce il potere frenante delle auto e inoltre che da una dipendenza fortissima, al punto che chi la assume non può più smettere andando incontro a morte certa se ne cessa l’assunzione in pochi giorni. Dopo aver raccolto centinaia di migliaia di firme ha svelato che questi ignari e indignati americani avevano messo al bando nient’altro che l’acqua.
Tale beffa serviva proprio a dimostrare che la più parte dei cittadini americani non fosse in grado di leggere e di comprendere ciò che aveva letto a patto di usare una terminologia poco comune e di fornire informazioni parziali. In effetti a ben guardare le informazioni veicolate per questa raccolta firme non sono false o errate, anzi, sono vere. Sono solo incomplete.
E cosa c’entra l’analfabetismo funzionale con la Escapologia Fiscale vi starete chiedendo? Moltissimo e vediamo il perché.
La totalità dei consigli che questi siti di Escapologia Fiscale danno ai contribuenti infatti non sono affatto falsi, scorretti o sbagliati. Chi oggi sarebbe cosi sprovveduto da dire apertamente ad una platea di imprenditori di non versare delle imposte dovute o di aver un metodo per ridurre drasticamente il proprio carico fiscale? Nessuno ovviamente. Il meccanismo infatti è proprio questo ed è molto sottile. Il sito non dice di non pagare delle imposte dovute ma è il lettore, che non è in grado di comprendere esattamente il significato di ciò che legge, che lo interpreta cosi. Questo meccanismo è noto da moltissimo tempo ed è uno dei cavalli di battaglia delle campagne pubblicitarie ad esempio.
Vi faccio alcuni esempi. È scorretto ricordare ad un contribuente che vi sono dei veicoli che possono essere integralmente dedotti dal reddito per pagare meno imposte? E fargli presente che anche i vestiti possono essere integralmente dedotti dal reddito? Quale contribuente non sogna di andare a rifarsi il guardaroba e poi trarne anche giovamento fiscale? Scaricarsi il cibo? Le spese di casa? Insomma ce ne sarebbero mille. Il trucco è omettere delle informazioni che inducono il contribuente a sognare di potersi dedurre tutto senza più pagare una somma astronomica di imposte.
Sentite la differenza tra queste due frasi, entrambe corrette, ma di cui la seconda è più completa della prima. Il tuo commercialista ti ha mai detto che esistono dei veicoli che si possono dedurre integralmente dal reddito? Oppure il tuo commercialista ti ha mai detto che esistono dei veicoli che si possono dedurre integralmente dal reddito e sono il carro funebre, il taxi, la macchina delle scuole guida? Sono entrambe corrette. Effettivamente esistono dei veicoli (non solo quelli che ho citato lo so) che si possono dedurre dal reddito per intero, sogno di ogni imprenditore. Solo che la prima frase, corretta ma incompleta, lascia intendere che l’imprenditore possa scaricarsi in qualche modo tutta la sua auto, mentre la seconda corretta e completa, gli lascia poche speranze di risparmiare sulle tasse a meno di non volersi presentare da amici e parenti alla guida di un carro funebre, come il ragionier Fantozzi in una delle sue tragicomiche vacanze.
Esistono vestiti che si possono dedurre integralmente dal reddito? Certamente. Quelli previsti come obbligatori dalle varie leggi. La toga dell’avvocato, le scarpe anti infortunio, le giacche ad alta visibilità per chi lavora nei cantieri. Ma provate a dire a un cliente solo la prima parte di questa frase. Lo sai che esistono dei vestiti che possono essere dedotti integralmente?
E vedrete subito illuminarglisi gli occhi. Ciò su cui questi siti fanno leva quindi è l’analfabetismo funzionale, ossia l’incapacità del 47% degli italiani, cifra enorme, di comprendere un testo scritto e soprattutto di comprendere se l’informazione in esso contenuta è vera o meno, se è completa o meno. E il gioco è fatto.
Il contribuente intanto paga i contenuti che scarica, visualizza decine di video, fa mille ricerche su internet e il sito di Escapologia ci guadagna. Può lo Stato o la Amministrazione Finanziaria sanzionarlo? E perché mai? Mica è lui che materialmente compila il Modello Unico, mica è lui che ha dato al contribuente informazioni sbagliate o inesatte. Gliene ha dato solo alcune e per di più corrette. È poi il contribuente che non ha capito, che non si è documentato, che non ha approfondito.
Il problema dei professionisti
Per quale ragione questi siti rappresentano un problema per la nostra professione?
Di ragioni ve ne sono molte. La prima e la più ovvia è che, dopo aver intascato i lori introiti e caricato il contribuente di mille vane illusioni questi siti ce lo spediscono in studio e tocca a noi, perdendo tempo e pazienza, spiegargli che la realtà delle cose è ben diversa.
La seconda ragione è che questo continuo minare la credibilità della nostra professione e della nostra professionalità non fa che sminuire il lavoro che facciamo con tutte le ricadute e conseguenze del caso. E sono ricadute molto pesanti nel breve periodo, ma che nel lungo periodo avranno delle ricadute enormi sulla nostra professione, sulla nostra credibilità e sul nostro ruolo istituzionale.
La terza è che in questo nostro ruolo di mediatori tra le pretese di uno Stato sempre più vorace e gli imprenditori sempre più stremati dovremmo essere aiutati dallo Stato e non messi sullo stesso piano di un imprenditore che, comportamento lecito per carità, fa solo i suoi interessi mentre noi professionisti siamo portatori di interessi assai più ampli.
Le soluzioni a questa situazione
È evidente che la sola cosa che può fare il singolo professionista è quella di spendere la sua professionalità e la sua credibilità per tenere i propri clienti alla larga da queste situazioni che nella migliore delle ipotesi non fanno che confonderlo su quali siano i corretti comportamenti in materia di imposizione fiscale.
A valle di questa ovvia considerazione bisognerebbe che il legislatore ponesse dei limiti più stringenti alla possibilità per qualsiasi soggetto di effettuare consulenze tributarie e fiscali, cosa che avviene già in moltissimi altri ambiti professionali e di fatto siamo l’unico ordine a non avere alcuna riserva di competenze esclusive, o che meglio ancora evitasse di dare spazio a queste figure imprenditoriali il cui unico scopo è il proprio guadagno e non la tutela di interessi comuni superiori.
La soluzione poi di lungo periodo è inevitabilmente quella di rafforzare il sistema scolastico che formi le future generazioni di Italiani a venire non solo a saper leggere e scrivere, ma a comprendere il significato di quello che leggono, cosi da tenerli alla larga da queste situazioni a cui poi tocca sempre a noi metterci la proverbiale pezza.
Da IL COMMERCIALISTA VENETO – NUMERO 245 / 2018 – pp. 17-18